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“Ho assistito a molte rappresentazioni teatrali tratte dal diario e dalle lettere di Etty Hillesum, ma nessuna di una tale qualità artistica.” Klaas A.D. Smelik, direttore del centro studi Etty Hillesum, figlio di Klaas Smelik (cui E. Hillesum aveva chiesto di consegnare il diario perché fosse pubblicato).
DALLE FRAGOLE A DIO
di e con Viviana Leoni
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“Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. È l’unica lezione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove”
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Lo spettacolo ripercorre fedelmente le pagine del Diario di Etty Hillesum, giovane donna olandese, nata nel 1914 da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica e morta ad Auschwitz nel novembre del 1943.
È il 1941 quando la ventisettenne Etty comincia a scrivere il suo Diario. Pur essendo una donna dotata di grande talento per la scrittura e una forte passione per la letteratura e la filosofia, convive con un altrettanto profonda mancanza di fiducia in se stessa e senso di inadeguatezza, che si manifestano sotto forma di svariati disagi fisici dai quali si sente tormentata. Il desiderio di venire a capo di questi disagi la spinge a intraprendere lo studio della psicologia e ad affidarsi alle cure di Julius Spier, un carismatico psicochirologo tedesco formatosi alla scuola di Jung, che nei diari viene sempre abbreviato con la sola S. maiuscola. Sono anni di guerra e mentre in Olanda le misure restrittive nei confronti degli ebrei si fanno sempre più aspre, comincia paradossalmente per Etty il percorso della propria liberazione interiore. Grazie all’incontro con Spier, nei confronti del quale sentirà crescere dentro di sé un sentimento d’amore sempre più grande, Etty riesce a trovare in se stessa le risorse per affrontare in modo positivo tanto i propri disagi interiori, quanto la sofferenza imposta al suo popolo. Quello stesso amore che matura in lei nei confronti di Spier, Etty impara pagina dopo pagina a convogliarlo verso una dimensione più ampia, che abbraccerà Dio e l’umanità intera. Tutto il male che imperversa nel mondo, viene riletto nei diari come una semplice estensione di quel male che ognuno deve estirpare da se stesso; il male che c’è fuori, è lo stesso che rechiamo dentro di noi, poiché possiamo conoscerlo, ci è data la possibilità di liberarcene. Ne viene fuori che l’odio non è altro che qualcosa di inutile e dannoso e come tale va eliminato: “ogni atomo di odio che si aggiunge al mondo” – scrive infatti la stessa Hillesum – non fa altro che renderlo “ancora più inospitale”. L’amore universale si rivela essere dunque la soluzione capace di sconfiggere persino il male più radicale. La ricerca e lo studio dell’umanità, di ciò che è profondamente umano ed essenziale all’uomo, diventano per Etty la chiave per resistere all’inumanità e alle crudeltà che la circondano.
Sulla scena vengono ripercorse le tappe di questa maturazione interiore: dalla sregolatezza che caratterizzava la vita di Etty all’epoca dell’incontro con Spier, a quello che la giovane definirà un “riposare in se stessa”, una centratura che le permetterà di resistere e di essere calma e serena persino nella bufera dell’Olocausto. Così, nel succedersi degli eventi, durante lo spettacolo lo spettatore viene trasportato a Westerbork – il campo di smistamento nel quale Etty si fa assumere come volontaria per stare vicina al triste destino del suo popolo – e dal campo stesso sente risuonare le parole della giovane ebrea poco prima della deportazione ad Auschwitz: nessun odio o rancore nei confronti degli artefici della sua situazione, ma anzi un messaggio di speranza, perché è importante che “quando si parla di sterminare, allora che sia il male nell’uomo, non l’uomo stesso”. Quelle che risuonano dal recinto di filo spinato sono le parole di una donna profondamente e interiormente libera, una donna che ha liberato se stessa dall’odio contro il prossimo e da ogni male dentro di sé.
Alcuni commenti raccolti su Facebook dagli spettatori:
Christian D.: “…spettacolo appassionante e coinvolgente, come ad essere nella storia e nel tempo della storia.”
Ilaria B.: “Mi sono ritrovata a ridere e a commuovermi insieme.”
Roberto B.: “Le memorie della Hillesum sono rappresentate in modo profondo e riflessivo da un’ottima attrice.”
Monica M.: “Con movimenti fluidi e voce soave la protagonista sa narrare la storia di una giovane donna che impara a vivere se stessa.”
Francesco C.: “C’è la Vita che supera l’orrore della storia…”
Anteprima video dello spettacolo:
Rassegna stampa (cliccami).
Dalle Fragole a Dio ha debuttato nella Sala Teatro Baccasino di Valdobbiadene e a Venezia (Santa Margherita). Altre date arriveranno presto.
DATE E AGGIORNAMENTI
- 9 dicembre 2014 – Auditorium Santa Margherita (VE) – in occasione del Convegno internazionale “Etty Hillesum. Cent’anni dopo” Università Ca’ Foscari di Venezia
- 13 dicembre 2014 – Sala Teatro Boccasino – Valdobbiadene (TV)
- 07 giugno 2015 – Teatro dei Filodrammatici – Este (PD) – Rassegna Teatri Liberi (cliccami)
Dalle fragole a Dio Una produzione Teatro Stabile nel Vento Con Viviana Leoni Luci: Sergio Capretta Musiche originali: Todor Costume di scena: Annalisa Martignon Drammaturgia e regia: Viviana Leoni
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