IL MONDO SENZA SAPORE

C’era una volta un mondo proprio come il nostro.

C’erano il mare, la montagna, la natura e le case, c’era persino la nostra stessa atmosfera. Le stagioni erano quattro e si succedevano l’una all’altra, anche se non più così marcatamente come un tempo. C’erano persino gli stessi esseri umani e non avevano smesso di fare baruffa e di cedere a volte a piccole invidie e gelosie, o di innamorarsi e scrivere poesie. Ma gli innamoramenti e le poesie, erano molto diversi da quelli che conosciamo, avevano per così dire un altro sapore, o meglio, non ne avevano uno affatto. 

Tutti gli abitanti di questo mondo, infatti, un giorno si erano resi conto, chi prima e chi dopo, di non essere più in grado di percepire odori o sapori. 

Inizialmente c’erano ancora il salato, il dolce, l’acido e l’amaro, ma ben presto neppure questi erano rimasti più, e tutto nel mondo aveva smesso di avere un gusto, di puzzare, di profumare o semplicemente di odorare.

Qualcuno aveva avanzato l’ipotesi che la causa di tutto questo fosse stata uno strano nuovo virus, fuggito da un laboratorio e diffusosi poi tra la popolazione, ma queste non erano altro che idee complottiste e balzane. La verità, infatti, era che il mondo era caduto sotto un pesante incantesimo che l’umanità intera non riusciva più a ricordare. 

Tutto era iniziato il giorno in cui una strega, oramai in pensione, avendo perso tutta la sua fortuna tranne la sua scaltrezza, si ritrovò a vivere per strada. Era talmente vecchia e malconcia che non se la sentiva più di darsi alle arti magiche e desiderava solo starsene in pace. 

Un gruppo di ragazzini però, vedendola sdraiata su di una panchina come una mendicante, la prese di mira e iniziò a sbeffeggiarla, finché la cosa non degenerò: il più grande del gruppo tirò fuori un sasso e lo lanciò contro la vecchia, iniziando a gridare:

– Puzzi come una vecchia strega!!! 

E il resto del gruppo gli fece coro facendo le linguacce:

– Puzzona, puzzona!!!

Ma la strega non si scompose. Semplicemente lanciò uno sguardo a tutto il  gruppetto e rispose:

– Se è solo l’odore a darvi fastidio, risolverò il vostro problema, non solo a voi, ma al mondo intero!

E fu così che da quel giorno, tutto il mondo iniziò a non sentire più gli odori, a non riconoscere più i sapori, a non puzzare più! 

Ma come era diverso ora quel mondo!

Come poteva essere ancora bello un mondo in cui lo zucchero filato sapeva di cicoria e la cicoria di zucchero filato. Come si poteva provare ancora piacere a fare una torta o dei biscotti, se una volta che erano nel forno non c’era alcun aroma a solleticare il palato? E come si poteva provare gusto a mangiare il cibo, se questo cibo di gusto non ne aveva più? 

Per la prima volta nella storia dopo il boom economico, gli esseri umani iniziarono a dimagrire e la natura ad impazzire. Le api non sapevano più dove andare a impollinare non essendo richiamate dal profumo dei fiori e gli animali smisero di corteggiarsi fra loro. I cani non trovavano più i tartufi e i gatti perdevano irrimediabilmente la strada di casa e conducevano vita vagabonda. I grandi magnati della finanza andavano in bancarotta, avendo perso del tutto qualsiasi fiuto per gli affari e le donne uscivano di casa sciattamente non avendo più gusto nel vestire! 

L’intero mercato cosmetico e della moda subirono un crollo inarrestabile: che senso poteva avere ancora il fatto di lavarsi se non era possibile sentire quel buon profumo di pulito? E perché mai comprare vestiti nuovi se un abito tutto sommato sembrava uguale all’altro? 

Le profumerie fallivano, le cioccolaterie chiudevano, i ristoranti si svuotavano. 

Le lavanderie dovettero iniziare a togliere davvero le macchie dai vestiti, non essendo più possibile coprirle coi profumi di ammorbidenti e detersivi! 

Certo ci furono anche aspetti positivi, come ad esempio il fatto che i fumatori smisero di fumare, i bevitori di bere e i giocatori di giocare avendo perso rispettivamente gusto nel tabacco, nell’alcool e nel gioco. Ma quale danno economico per l’erario!

Il mondo era così sottosopra, che la vita stessa iniziò a perdere sapore. I giovani non provavano più gusto ad incontrarsi, gli adulti ad abbracciarsi e tutto sembrava essere di colpo diventato piatto e uguale. 

– Che gusto c’è? Che senso ha? 

Erano le domande che si sentivano più spesso.

Oramai nessuno si ricordava più il sapore delle cose belle, o meglio, di quelle cose che aveva ritenuto belle fino a un momento prima.

Tutto sembrava di colpo essere diventato lo stesso, identico, preciso e sempre uguale e le giornate avevano assunto una monotonia tale che sembrava persino che le cose non avessero più neppure colore. Le musiche avevano perso la melodia e la magia e l’incanto, capaci di tenerci legati a questo mondo di impermanenza, pareva che avessero definitivamente sciolto i loro lacci. 

Gli esseri umani iniziarono uno ad uno ad ammalarsi e fu la più grande epidemia di cui si serba memoria. Non solo non erano più in grado di distinguere un cibo guasto da uno sano, ma provavano un’inedia tale, che li teneva in uno stato di costante letargia. Neppure la TV riusciva più a tenerli svegli, essendo ormai un programma diventato uguale all’altro. 

Fu proprio allora che un ragazzo, o forse meglio un giovanotto, iniziò ad aggirarsi per le strade semivuote. 

Al principio di questa storia, quando le cose avevano iniziato a mettersi male per la popolazione, il giovane se ne era rimasto a lungo chiuso in camera sua. Non si può certo dire che da subito avesse compreso, ma quando aveva visto la sua sorellina appena nata rifiutare persino il biberon, poiché il latte non sapeva più di latte e la mamma non odorava più di mamma, una certa timorosa vergogna si era impossessata di lui e non sembrava volerlo lasciare più. 

Era stato allora che aveva deciso. 

L’avrebbe cercata, trovata, si sarebbe scusato e tutto sarebbe tornato in ordine e al suo posto. 

Se non fosse che della vecchia ormai non c’era più traccia. 

Il giovane vagò per strade e per quartieri, per rioni e periferie dormendo dove capitava su giacigli di fortuna. A volte il suo letto era l’androne di una casa, altre volte un marciapiede ma più spesso una panchina, finché un giorno, toccandosi la barba che nel frattempo gli era cresciuta, realizzò. 

L’incantesimo si spense, l’epidemia finì e la vita tornò ad avere il suo sapore: le api ripresero a impollinare i fiori, i cani a scavare tartufi, le donne a farsi belle e i bambini si riattaccarono ai biberon. 

Nessuno seppe mai cosa fosse realmente accaduto. Forse un virus, qualcuno pensò! 

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